I diari fasciocomunisti by Arsenio Siani

I diari fasciocomunisti by Arsenio Siani

autore:Arsenio Siani [Siani, Arsenio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: gialli
editore: A.L.A.
pubblicato: 2021-01-30T00:00:00+00:00


Capitolo 5

Siamo in piazza. È strapiena di fascisti, saranno migliaia. Sventolano bandiere con croci uncinate, tartarughe col guscio tricolore, qualcuno arringa la folla e incita alla rivoluzione. Entriamo anche noi, fianco a fianco coi nostri nemici. Ci sono anche altri compagni appartenenti ad altri collettivi. So anche che qualcuno dei nostri si è infiltrato nelle loro file e al momento opportuno colpirà il nemico dal centro per creare una meravigliosa confusione. Giocando sull’effetto sorpresa, anche noi potremo avere qualche vantaggio.

Siamo dentro. La celere ha chiuso la piazza. Ora nessuno entra e nessuno esce.

Piras è accanto a me, Giannella ci guarda le spalle. Qualcosa esplode, è il segnale. I compagni al centro colpiscono, noi approfittando della confusione carichiamo e li lavoriamo sui fianchi esterni.

Piras si volta, mi guarda con aria severa. Dice qualcosa, non riesco a sentirlo. Poi guarda Giannella con aria sprezzante. Intuisco e il cuore mi sale ancora più in gola. Guadagno tempo indicandomi l’orecchio per far capire che non ho sentito. Si avvicina, i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza.

«So tutto» urla, e poi si lancia nella mischia.

Sparisce inghiottito da quella marea di carne che si agita, da cui ogni tanto emerge un volto ricoperto di sangue e arti piegati in maniera innaturale.

«Piras!» urla Giannella, prima di sparire anche lei in mezzo alla massa.

Mi lascio inghiottire, mentre i celerini avanzano sempre più verso di noi…

Lorenzoni chiuse il diario e guardò fuori dalla finestra di casa sua. Il cielo era grigio, si preannunciava una serata uggiosa. Prese la pistola d’ordinanza e se la portò alla tempia.

«Pum, pum» disse, simulando il rumore degli spari per poi ridere a crepapelle.

Si piegò tenendosi il ventre con le mani, poi dondolò sulla schiena e agitò le gambe. Sembrava che qualcuno gli stesse facendo il solletico, quel gesto fastidioso che ti porta a ridere fino alle lacrime, anche quando diventa fastidio e allora inizi a piangere e implorare che la smettano. Così avvenne anche per lui. Iniziò a piangere e i singhiozzi si sostituirono alle risate. Ripensò alle parole del Siani, al fatto che si era astenuto dal fare qualcosa per mettersi a posto con la coscienza e lo aveva fatto per vigliaccheria e paura. Aveva taciuto e il senso di colpa aveva generato mostri. Li vedeva di continuo intorno a sé, talvolta riusciva a distinguere tra fantasia e realtà ma il confine si faceva sempre più sottile. Anche in quel momento, alle sue spalle, vedeva un’enorme figura incappucciata, alta fino al soffitto, che incombeva su di lui con posa minacciosa. Lo osservava in silenzio con una testa senza volto, come quella del tristo mietitore delle leggende medievali. Era la personificazione della sua morte interiore, quel distacco dalla propria serenità che lo aveva fatto allontanare dal proprio io. Se solo fosse stato abbastanza coraggioso da premere quel grilletto… sarebbe stato così semplice, un minuscolo, insignificante gesto e tutto sarebbe finito… ma non ci riuscì. Nonostante tutto era ancora attaccato alla vita, ripose la pistola e si accese una sigaretta.

Tornò a interrogarsi su quel caso e il fumo, accompagnato dal silenzio dell’appartamento, favorì la sua concentrazione.



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